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A.A.A. ho sonno! Cerco asilo politico…

sonno
Dire che ho sonno è un eufemismo. Anche keats scriveva odi al sonno! Sarà importante no? Bene, peccato che questo sia un concetto completamente dimenticato dalla tipa argentina che abita col fidanzato sopra di me, da gennaio 2008. O meglio, lei al suo sonno ci pensa eccome. E’ del mio che se ne frega! E non curante di richiami del suo padrone di casa, del portinaio e dell’amministratore, ride idiota dicendo che lei non fa nulla e facendo, nelle ore non permesse, un casino allucinante.

Ieri mi ha svegliato alle 7.10 di mattina con tutti i rumori possibili esistenti, dopo esser andata a dormire dopo l’una di notte.

Arrivata all’ora di cena quasi collassavo sul piatto da quanto mi bruciavano gli occhi e li sentivo stanchi e pesanti. Stamattina è stata più carina. Per fare il casino vero ha aspettato le 7.45. Peccato fosse l’unica mia mattina libera x dormire, visto che da quando sono in tesi, con i casi clinici da preparare x le supervisioni, le lezioni, il lavoro ecc per me non esiste più pausa nemmeno nel we.

Quel che mi preoccupa è che la mia rabbia, espressa coi pugni sul muro durante il casino, sta diventando sempre di più tacita tristezza, rassegnazione. Ma è mai possibile che una non sappia che non si può camminare x casa con le scarpe di cuoio in piena notte/mattina presto o che non ci si può far la doccia e phonare i capelli x due ore quando cavolo si vuole, o che non si può tener aperto lo sciacquone per 10 minuti alle 4 di mattina, o che forse le pulizie con stracci e aspirapolvere è meglio iniziarle un tantinello più tardi????

Il fatto è che la gente è sempre più una monade impazzita, micronuclei di microcosmo che si incontrano e scontrano, al posto di scambiarsi qualcosa e relazionarsi. Egoismi e disinteresse portati all’estremo di ogni concepibile forma.

Sono stanca e ho sonno. E questa babbiona la deve finire. Questa è l’unica verità che conosco. Un modo lo si troverà prima o poi. Magari smetterà x una volta di ridere come un’idiota, fingendo di capire poco l’italiano e mi aprirà quella stramaledettissima porta e ne parleremo insieme. Magari no. Quel che so ora è che ho tanto tanto sonno e non vedo l’ora che arrivino le vacanze per potermi finalmente assentare da questo baccano grigiore milanese e dormire un po’.

John Keats – “Al sonno”

O soave che balsamo soffondi
alla quieta mezzanotte, e serri
con attente e benevole le dita
gli occhi nostri del buio compiaciuti,
protetti dalla luce, avvolti d’ombra
nel ricovero di un divino oblio.

O dolcissimo sonno! Se ti piace
chiudi a metà di questo, che è tuo, inno
i miei occhi in vedetta, o attendi l’amen
prima che il tuo papavero al mio letto
largisca in carità il suo dondolio.

Poi salvami, altrimenti il giorno andato
lucido apparirà sul mio guanciale
di nuovo, producendo molte pene,
salvami dall’alerte coscienza
che viepiù insignorisce il suo vigore
causa l’oscurità, scavando come
una talpa. Volgi abile la chiave
nella toppa oliata e dà il sigillo
allo scrigno, che tace, del mio cuore.

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