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Fortuna o sfortuna, chi lo sa?

  • Libri

Forse conoscete la favola del contadino che abitava in un piccolo borgo sperduto e un giorno scoprì che la sua vacca, uscita dal recinto, era scomparsa. Mentre la cercava, s’imbatté nel vicino, che gli domandò dove stesse andando. Quando rispose che aveva perso la vacca, il vicino commentò scrollando il capo:”Che sfortuna”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” ribatté il contadino e proseguì la sua strada. Oltrepassati i campi coltivati, giunse sulle colline e qui trovò la sua vacca che pascolava tranquillamente accanto ad un magnifico cavallo. Ricondusse la vacca verso casa, e il cavallo gli venne dietro.
Il mattino seguente, il vicino venne per avere notizie della vacca. Vedendola di nuovo nel suo recinto accanto al magnifico cavallo, chiese al contadino che cosa fosse successo. Quando gli spiegò che il cavallo gli era venuto dietro, il vicino esclamò:” Che fortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino e tornò alle sue faccende. Il giorno seguente suo figlio venne congedato dall’esercito e tornò a casa. Tentò immediatamente di salire in groppa al magnifico cavallo, ma cadde a terra e si ruppe una gamba. Il vicino, vide il giovanotto seduto sulla veranda con la gamba ingessata mentre il padre zappava l’orto e chiese che cosa fosse successo. Ascoltò scrollando il capo, e poi fece: Che sfortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino riprendendo a zappare il suo orto.
L’indomani il reparto del giovanotto arrivò a passo di marcia per il sentiero. Nel corso della notte era scoppiata la guerra e gli uomini si recavano al fronte. Vedendo che il figlio non era in grado di andare con loro, il vicino si sporse oltre lo steccato e rivolgendosi al contadino che si trovava nel campo osservò che almeno gli era stata risparmiata la sciagura di perdere il figlio in guerra: “Che fortuna!” “Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino riprendendo ad arare il campo.
Quella sera, il contadino e suo figlio si sedettero a tavola per cena, ma dopo aver mangiato appena qualche boccone il figlio rimase soffocato da un osso di pollo e morì. Al funerale, il vicino mise una mano sulla spalla del contadino e disse tristemente: “Che sfortuna!”.
“Fortuna, sfortuna: Chi può dirlo?”replicò il contadino, deponendo un fascio di fiori accanto alla bara. Qualche giorno dopo il vicino venne da lui con la notizia che l’intero reparto di suo figlio era stato massacrato. ” Tu almeno hai potuto essere accanto a tuo figlio quando è morto. Che fortuna! disse. “Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino e si avviò al mercato. E così via…
La maggioranza di noi è come il vicino della favola. Ogni nostra reazione e ogni nostro giudizio si basa su ciò che accade in un momento determinato dalla vicenda che si sta svolgendo. Un dato avvenimento è una fortuna o una disgrazia? Lo lasciamo decidere alle nostre emozioni. Ma se potessimo, come per incanto, liberarci dalle emozioni, in particolare dalla paura, nel caso di una disgrazia, non la definiremmo una disgrazia. La chiameremmo semplicemente “cambiamento”, perché ogni avvenimento o circostanza imprevista ci impone appunto un certo cambiamento.

 

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