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Lungo naviglio: metti un giorno la figlia della Carla Pia

lungo-naviglio
Ieri sera, stacco dalla tesi e mi avvio verso la piazza verso il mio studiolo in provincia.
Lungo naviglio, relax, sole ancora alto, il campanile in lontananza, il parco.
E un vociare chiassoso di persone festanti, proveniente dalla Villa Gaia: l’ennesimo matrimonio.
Ha tutto un’aria rilassata, serena, felice, come nelle poesie di grandi poeti, come nei racconti a lieto fine.
E’ un gran bello scenario.
E un pensiero mi sorge spontaneo.”Ma che cazzo l’ho comprata a fare io una casa a Milano e per giunta a lambrate, in mezzo agli extracomunitari e ai cinesi, quando abitavo in un posto tanto bello?!”

Mah, maledetto lavoro! Ce ne fosse di più in provincia, temo mi ritrasferirei al volo.
Milano è comoda, specialmente per chi, come me, odia guidare. Taxi, mezzi pubblici di ogni tipo.
Fuori da casa mia ho letteralmente la scelta! E se ti serve qualcosa, basta chiedere.
Se non vengono a domicilio a portartelo, comunque puoi acquistare tutto praticamente a qualsiasi ora.
Spesa online, farmacia aperta 24 ore raggiungibile a piedi, qualsiasi tipo di cena consegnata gratis a domicilio e un sacco di altri servizi.
Però… c’è un però.
Eh sì perchè, sebbene le mie passeggiate in duomo o al castello sforzesco tanto mi piacciono, non hanno comunque niente a che vedere con questa bella tranquilla passeggiata lungo naviglio, che ha un sapore antico, d’altri tempi.
Come i pomeriggi lungo lago che facevo anni fa, a guardare le barche, le isole, il lago.

Mi avvicino alla piazza e mi viene da ridere. Le signore che incontro, in bicicletta o a piedi, mi scrutano dall’alto il basso per capire chi sono e cosa ci faccio li. Qui si conoscono tutti, ma io che qui non ci ho praticamente mai abitato, sono un essere strano per la loro vista.
E poi, finalmente, arrivo a pochi passi dallo studio del medico, dove ricevo nel we.
“Ma chi l’è quela li?”, dice in dialetto una signora ad un’altra, mentre sta per avviarsi in bicicletta.
“L’è la fiora della carla “pia”, la psicologa del paese”, risponde.
Mi vien proprio da ridere!! E se mia nonna è stata la famosa ostetrica del paese e mio nonno (“Pio” appunto, dal quale viene il soprannome di mia mamma) l’oste dell’unica e nota trattoria di allora, ecco che io divento “la psicologa del paese”.

Aahhahahahah… questa poi!
E mentre l’altra signora chiede maggiori dettagli su di me e su tutto il mio albero genealogico, sorrido ed entro in studio.
Sono queste le cose che ancora mi fanno sorridere, la campagna e la sua semplicità, posti dove puoi comprare il latte fresco, appena munto, a pochi metri da casa e vedere distese di risaie, tra un chiacchericcio e l’altro di un matrimonio e delle comari del paese.

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