L’altra sera, mentre sorseggiavo la mia media chiara ghiacciata in compagnia di amici al Ragoo, è iniziata una dissertazione su Second Life, il metamondo parallelo con milioni e milioni di partecipanti da tutto il mondo.
E così, sentendo i vari discorsi e pensando alla mia passione per il pc, a internet e alle chat e community, mi è venuto in mente come negli anni le cose siano velocemente cambiate.
Anni fa l’aggregazione era nella piazza del paese o in un locale del centro. Ora è in una piazza virtuale in un metamondo parallelo, dove infinite persone possono fingersi quello che vogliono, differenti per sesso, cultura, lingua, colore della pelle e non solo, dove si ha la possibilità di essere ciò che si vorrebbe essere, dove si può vivere insomma una seconda vita.
Nato nel 2003, SL ha già 8 milioni di “abitanti” (avatar attivi), che la popolano creando un giro di relazioni e denaro, davvero mostruosi. E dire che l’idea non è nuova, visto che già nel lontano 1999 persino sul sito degli 883 si trovava il link per scaricare il client del beta-tester di 883D, il mondo virtuale creato dal gruppo pavese.
Il perchè del successo di SL è probabilmente dovuto ad una serie di fattori coincidenti: lo sviluppo in un momento in cui le generazioni “giovani” sono sempre più tecnologici e meno socialmente genuini e reali, dove le chat sono diventate un must (chi di voi non ha almeno msn o skype o yahoo messenger?), dove l’incontro tra real life e chat diventa sempre più frequente fino a confondere una vita dentro l’altra.
Ma la gente che, come me, ha imparato ad usare la chat come mezzo per comunicare per lo più con chi già si conosce e non come mezzo aggregatore delle solitudini collettive, cosa diavolo ne penserà di SL & co? che sono inutili e da non considerare? No.
Sono entrata in SL per gioco. Avevo sentito su radio rai 2 uno speaker che parlava di uno psicoterapeuta che era entrato in SL e aveva aperto un centro di terapia con tanto di colleghi psicologi ad aiutarlo e faceva terapie vere ad un vero costo, però fatte tra il suo avatar e quello del paziente, tutto virtualmente.
In Italia la cosa sarebbe fortemente illegale, ma la curiosità era tanta e così mi son scaricata il client e ho iniziato a gironzolare in questo metamondo parallelo, creando il mio personaggio, imparando ad usare il gioco ed interagendo con gli altri avatar.
Ed ho scoperto infiniti mondi dei quali ignoravo l’esistenza.
Ci sono concerti virtuali (ma realissimi e tenuti da veri cantanti, come irene grandi), ci sono negozi che vendono oggetti di ogni tipo, c’è vera pubblicità di marchi internazionalmente conosciuti, c’è il mare, c’è venezia… c’è tutto.
Riproduzioni reali o inventate di una serie di mondi reali in un unico mondo virtuale.
E c’è la mature region: inutile dire che li col sesso, ci si può sbizzarrire davvero.
Si può lavorare, farsi regalare soldi, crearsi un lavoro vendendo script di oggetti 3D e fare tanti tanti soldi (veri!)
Ma soprattutto, si può conoscere gente di ogni tipo e di ogni parte del mondo.
Ed è così bello da una parte potersi ritrovare all’Italian Beach Club, con tanti italiani in abito da sera a ballare il tango con un elegante sconosciuto e vedere al tuo fianco, giapponesi, tedeschi, francesi, inglesi, tutti li, vicini, senza confini o barriere.
Ma è anche così triste, se si guarda l’altro lato della medaglia.
Perchè mentre io, spinta dalla curiosità, ci sono entrata e ora ognitanto ci gioco per qualche mezzoretta quando ho voglia di svagarmi un po’, ci sono flotte di ragazzini che ci passano ore, finendo per alienarsi in una solitudine infinita.
E se ingannevolmente il gioco sembra avvicinare e far conoscere persone con facilità, dall’altra subdolamente ti allontana dalla realtà della vita, tenendoti segregato davanti ad un monitor. E così la Second Life, finisce per inglobarti e diventare vita vera.
Questo è il rischio di tutto ciò che, come mezzo di comunicazione, è anche però fortemente alienante.
Per approfondire:
Psicologa psicoterapeuta, sessuologa e sentimental coach di Milano, appassionata in nuove tecnologie e nella loro applicazione nel sociale, ha collaborato con le più importanti aziende ospedaliere di Milano, prima di dedicarsi completamente alla libera professione. Ha ideato diversi progetti di formazione, di consulenza online e divulgativi, come Spazio Psicologia, il progetto I-Kiwi e SOS Genitori, per rendere la psicologia, la prevenzione e il benessere psicofisico, accessibili a tutti. A questo scopo, da più di 15 anni collabora anche con la stampa, tv, radio, gruppi social, eventi aziendali e di marketing, come esperta in terapia di coppia, sessuologia clinica e benessere psicologico. E’ la terapeuta di coppia della prima stagione del docureality di Fox Life “Amore e altri rimedi”.